Animali degli ambienti seminaturali e umanizzati dei Monti Pisani

La conservazione e la valorizzazione di paesaggi ad elevata eterogeneità ambientale è divenuto uno degli obiettivi fondamentali di molte iniziative di gestione territoriale (e non solo di protezione). Più che la diversità di specie (ossia il numero di specie presenti in un dato ecosistema) appare importante preservare la “diversità ambientale”, ossia la varietà di ambienti presenti in una determinata area.
In effetti la continua trasformazione dell’ambiente da parte dell’uomo si riflette nel paesaggio e nei suoi caratteri macroscopici (topografici e geomorfologici). Lungi dall’osservare intorno a noi ambienti integri e “vergini”, siamo di fronte al risultato di secoli (anzi, di millenni) di continue trasformazioni degli habitat naturali che hanno prodotto non sempre devastazione o completa distruzione di ambienti naturali, ma talvolta, mosaici ambientali (‘ecomosaici”) con un incremento della diversità di forme vegetali e animali.

Picchio rosso maggiore

Proprio da questo punto di vista, lo studio degli uccelli e dei mammiferi si rivela di più facile approccio e più immediato di altre forme di vita animali: anche se si sta assistendo ad un accresciuto interesse per animali quali gli invertebrati (gli insetti in particolare) e gli anfibi e rettili (grazie all’aumentato interesse dovuto anche a forme di divulgazione scientifica e ambientale, dalla TV ai più moderni “media”) gli uccelli e i mammiferi restano le forme di vita animale di più immediata conoscenza per il vasto pubblico. A ciò contribuisce la facilità e frequenza con cui si osservano almeno le specie domestiche o coinquiline dell’uomo (risulta più frequente l’osservazione di un uccello o di un mammifero rispetto a un anfibio o a un invertebrato, complice le abitudini di vita più “manifeste” e, perché no, la maggiore “simpatia” e affetto che provocano in noi questi vertebrati a sangue caldo).

Poiana

La conoscenza dei caratteri strutturali (ovvero della composizione) e funzionali (ovvero delle interazioni ecologiche) delle comunità di uccelli e mammiferi rappresenta pertanto un contributo importante per una valutazione sommaria del grado di diversità e di complessità degli ambienti quale risultato dell’azione di continua trasformazione da parte dell’uomo.
Le comunità di uccelli e di mammiferi, al di là della presenza di specie “ubiquiste” (che frequentano gli ambienti più svariati) risultano caratterizzate di volta in volta da specie adattate a nicchie ecologiche particolari presenti negli ambienti umanizzati. L’avifauna presente nel comprensorio è caratterizzata dall’elevato numero di specie rilevate lungo tutto l’arco dell’anno solare. Nel corso dei rilevamenti confluiti nei dati del Progetto Atlante degli Uccelli Nidificanti e Svernanti in Toscana sono risultati presenti 16 ordini di uccelli:
Ordine Podicipediformi (tuffetto)
Ordine Ciconiformi (airone cinerino, tarabusino, garzetta)
Ordine Anseriformi (germano reale, fischione, alzavola, codone)
Ordine Accipitriformi (poiana)
Ordine Falconiformi (gheppio)
Ordine Galliformi (quaglia e fagiano)
Ordine Gruiformi (gallinella d’acqua)
Ordine Caradriformi (gabbiano reale, gabbiano comune e pavoncella)
Ordine Columbiformi (colombaccio e tortore)
Ordine Cuculiformi (cuculo)
Ordine Strigiformi (i rapaci notturni)
Ordine Caprimulgiformi (succiacapre)
Ordine Apodiformi (rondone)
Ordine Corociformi (martin pescatore e upupa)
Ordine Piciformi (torcicollo, picchio verde, picchio rosso maggiore)
Ordine Passeriformi (il gruppo più numeroso, con almeno 57 specie segnalate nel comprensorio).
La creazione di ambienti variamente coltivati e spesso frammisti ai boschi e alle garighe ha dato origine a ecotoni (zone di transizione tra due ecosistemi differenti che si influenzano vicendevolmente, in cui troviamo la presenza di un numero più elevato di specie animali) dove anche molte specie che hanno più spesso i loro nidi o posatoi nel bosco utilizzano le risorse alimentari presenti nei coltivi e nelle aree marginali di transizione. Tra gli uccelli passeriformi molti fringillidi (lucarino, fringuello, verzellino, cardellino), diversi turdidi (merlo: tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, pettirosso: e silvidi (sterpazzola, occhiocotto, luì piccolo, capinera) si alimentano spesso nelle aree coltivate dall’uomo.

Gheppio

Anche passeriformi picidi (picchio verde, picchio rosso maggiore, torcicollo) e altri più strettamente boschivi (ghiandaia, colombaccio e upupa frequentano per motivi alimentari le aree aperte dall’uomo.

Anche molti uccelli predatori frequentano tali zone alla ricerca di cibo: il gheppio, la poiana e i rapaci notturni (barbagianni, allocco, civetta e assiolo) sono spesso avvistati negli ambienti umanizzati e spesso vi hanno insediato da lungo tempo anche i loro rifugi e nidi.

Il gheppio e i rapaci notturni (tra questi ultimi più raramente l’allocco, adattato agli ambienti boschivi) utilizzano le costruzioni umane (o i grandi alberi dei giardini pubblici come nel caso dell’assiolo) per la scelta dei siti di riproduzione.

Allocco

I rapaci notturni, in particolare, meritano di essere rivalutati, difesi e meglio conosciuti dal grande pubblico: ancora oggi in molte località del comprensorio si guarda con sospetto e diffidenza a questi uccelli, affascinanti e indispensabili all’equilibrio naturale.

Spesso, purtroppo, essi sono tutt’ora oggetto di credenze risalenti ad epoca medievale difficili da sfatare nelle persone più anziane o legate al mondo venatorio (ancora oggi, soprattutto nelle campagne e nei piccoli centri abitati, molte persone credono che la civetta, con il suo verso piuttosto lugubre, sia portatrice di sventure e sempre ancora troppo spesso si perseguitano ingiustamente questi utilissimi animali predatori).

Civetta

Nelle aree coltivate di maggiore estensione della fascia planiziale limitrofa ai bordi settentrionali del comprensorio è stato segnalato come nidificante l’ortolano Emberiza hortulana, passeriforme incluso nella recente Lista Rossa dell’Avifauna Nidificante in Toscana tra le specie altamente vulnerabili.
Gli uccelli passeriformi rappresentano il gruppo più numeroso di uccelli di ambienti terrestri e anche sul Monte Pisano risultano presenti con un più elevato numero di specie rispetto agli altri ordini.
Numerosi sono i passeriformi legati al bosco e alle zone di transizione ecotonali che sono avvistabili anche in parchi e giardini: tra questi i paridi (cinciallegra, cinciarella, codibugnolo, cincia mora e, almeno sul versante pisano, cincia bigia), i regulidi (regolo e fiorrancino, i più piccoli uccelli europei), i silvidi (in particolare la comune e diffusa capinera e il luì piccolo, molto noto per il suo canto, il cui suono è divenuto addirittura il nome volgare con cui è conosciuto in Gran Bretagna e in altri paesi anglosassoni: “chiffchaff’), il picchio muratore (appartenente alla famiglia dei sittidi).

Picchio verde

Caratteristici delle aree aperte coltivate, di campi, prati e zone paludose sono i passeriformi appartenenti alla famiglia degli alaudidi (allodola, cappellaccia, tottavilla) risultano nidificanti nel comprensorio del Monte Pisano; (mentre un’altra specie, la pispola, risulta esclusivamente svernante). La tottavilla, segnalata nel versante lucchese del comprensorio, risulta tra gli alaudidi italiani il più legato alla vicinanza degli alberi (come sottolinea il suo nome scientifico: Lullula arborea), essendo originario di ambienti di transizione tra steppe e foreste. Di nuovo: la costituzione di ambienti variegati (e, in particolare, caratterizzati da spazi aperti rispetto alle originarie aree boschive) ha favorito l’insediamento di specie adattabili a queste nuove condizioni, Vicino agli insediamenti umani, in ambienti aperti e coltivati è possibile osservare spesso la ballerina bianca, mentre lungo le aree ripariali di ruscelli, fiumi o torrenti è presente la ballerina gialla: entrambi questi passeriformi motacillidi sono nidificanti nel comprensorio.
Negli ambienti creati dall’uomo per gli scopi agricoli o pastorali vengono segnalate come nidificanti anche tre specie di passeriformi laniidi (averla piccola, averla capirossa e averla cenerina: le prime due di probabile nidificazione, l’ultima di eventuale nidificazione, secondo le regole seguite in ambito di Progetto Atlante).

Succiacapre

Per quanto concerne gli altri ordini, oltre ai già citati strigiformi (rapaci notturni) meritano menzione i columbiformi (colombaccio, tortora selvatica e tortora dal collare), più legati agli ambienti boschivi, ma, come nel caso particolare della tortora selvatica, sempre più adattatisi anche alle aree urbane (questo uccello risulta nidificante in gran parte dell’Italia mediterranea), i cuculiformi (rappresentati dal caratteristico cuculo, noto per l’adattamento particolare rappresentato dal depositare le proprie uova in nidi di specie di passeriformi che poi accudiscono esclusivamente l’uovo e il pulcino di cuculo, una volta che questi ha scalzato i pulcini della specie parassitata), i caprimulgiformi (rappresentati nel comprensorio dal succiacapre, di abitudini per lo più notturne e noto per la sua elusività e per il suo caratteristico canto territoriale, un lungo trillo che emette quando si invola dal suo rifugio a terra).

Da segnalare anche l’aumentata presenza di specie dell’ordine Ciconiformi (airone cinerino, garzetta, tarabusino), legati ad ambienti umidi presenti a Sud lungo il fiume Arno e a Nord nelle residue aree paludose dei Bottacci e dell’alveo del Bientina.

Martin pescatore

Nelle aree a vocazione agricola del Monte Pisano e in corrispondenza degli abitati si possono rinvenire tutte queste specie che hanno trovato risorse disponibili per la propria sopravvivenza e adattamento proprio laddove l’uomo ha influito più pesantemente sull’originaria copertura vegetazionale, sostituendo all’omogeneità ambientale del bosco l’alternanza di aree aperte erbacee o alberate con i residui della copertura arborea boschiva (spesso degradata da incendi e fenomeni di successione secondaria che hanno determinato la formazione della gariga sul versante meridionale).
Il popolamento di mammiferi dei Monti Pisani è costituito anch’esso da specie legate alla presenza di ambienti umanizzati o seminaturali, di bosco o di aree limitrofe o aperte.
Gli ordini rappresentati sono i seguenti:
Ordine Chirotteri (i pipistrelli)
Ordine Insettivori (toporagni dai denti bianchi, o crocidure, e toporagni dai denti rossi)
Ordine Roditori (topi propriamente detti, ratti e arvicole, ghiri, istrice)
Ordine Lagomorfi (lepre)
Ordine Carnivori (rappresentato da due famiglie di mammiferi predatori: mustelidi e canidi)
Ordine Ungulati (caratteristicamente rappresentati in questo comprensorio dal cinghiale).
Il cinghiale attualmente presente nel comprensorio risulta dalle continue immissioni operate anche qui a scopo venatorio. Si può dire che i gruppi di residenti riuniti nelle associazioni di cacciatori al cinghiale costituiscono attualmente la parte della popolazione che meglio conosce questa specie e di conseguenza, in funzione della sua salvaguardia (beninteso a scopo prettamente venatorio) partecipa anche alla protezione e gestione dell’ambiente (ad esempio organizzando in diversi territori comunali una vigilanza e una prevenzione contro il fenomeno degli incendi boschivi).

Cinghiali

Specie strettamente forestale, il cinghiale è un onnivoro che sfrutta per il proprio sostentamento le aree coltivate ai margini dei boschi e compie spesso vere e proprie scorribande e perlustrazioni in cerca di cibo nelle aree coltivate. Da qui nasce anche un certo dissidio tra gran parte degli agricoltori e i cacciatori, in quanto l’aumentata presenza, in tempi più recenti, di questo ungulato ha avuto conseguenze spesso disastrose sulle coltivazioni presenti in più parti del territorio. Anche in tal caso, una maggiore consapevolezza dell’ecologia di questo mammifero e una più oculata gestione del patrimonio boschivo e delle aree marginali potranno favorire un più armonioso rapporto tra residenti e cinghiale.
La volpe e i mustelidi (donnola, faina e tasso) rappresentano i mammiferi carnivori predatori di altri vertebrati presenti nel comprensorio.

Volpe

In particolare la volpe costituisce spesso un vero e proprio problema nel rapporto con le attività umane, dato il suo grande adattamento a sfruttare la presenza di concentrazioni di animali domestici in pollai o stabbi. La volpe rappresenta un predatore opportunista per eccellenza, con una dieta che si fa prevalentemente onnivora (frutti e bacche) nel periodo autunnale o tardo-estivo, rivelando un’ampia capacità di sfruttare risorse alimentari presenti nel territorio, al di là della disponibilità di prede animali.

Donnola

La donnola è il più piccolo mammifero dell’ordine carnivori presente nel comprensorio. Questo mustelide preda soprattutto micromammiferi, ma anche passeriformi, le loro uova e i pulcini nel nido, riuscendo a scalare facilmente alberi e cespugli. La faina è assai nota per le razzie che compie frequentemente nei pollai e nelle conigliere, essendo diffusa intorno alle zone abitate e di campagna.

Faina

Il tasso, di cui viene segnalata la presenza nel comprensorio, ha tuttavia una distribuzione e una diffusione poco conosciute e rientra sicuramente nel gruppo delle specie degne di maggiore attenzione e conoscenza. Risulta frequentare le aree di transizione tra bosco e zone aperte ed è caratterizzato da uno spettro alimentare molto ampio, cibandosi sia di piccoli animali che di vegetali.
Per quanto concerne i lagomorfi è da segnalare la presenza della lepre, seppure essa sia da collegare a ripetute operazioni di reintroduzione a scopo venatorio, con conseguente scarso valore faunistico ed ecologico data la precarietà di permanenza in natura degli individui rilasciati.
I chirotteri, gli insettivori e i roditori (tranne l’istrice, roditore di dimensioni ragguardevoli) costituiscono il gruppo dei micromammiferi.

Istrice

La conoscenza di questo gruppo (in particolare dei micromammiferi terragnoli, insettivori e roditori) è notevolmente aumentata negli ultimi tempi, ed è tuttora in corso.

topo quercino

Mentre i ghiri (moscardino, quercino, ghiro) risultano particolarmente legati alle aree boschive o di bordo bosco, i topi (tranne il topo selvatico) i ratti e le arvicole sono diffusi in aree aperte e marginali, in particolare nelle aree coltivate, dove notevole è la concentrazione di biomassa vegetale che viene a costituirsi in certi periodi dell’anno.

Moscardino

Le popolazioni di queste specie raggiungono numeri elevati di individui e supportano le necessità alimentari di numerosi predatori. Indagini sullo spettro alimentare di un rapace notturno molto diffuso nei centri abitati del comprensorio, il barbagianni Tyto alba, hanno dimostrato l’abbondanza di specie coinquiline dell’uomo e diffuse negli insediamenti abitati, quali il ratto e il topolino delle case, mentre in corrispondenza di aree aperte coltivate più estese della fascia planiziale meridionale sono risultate abbondanti le popolazioni di arvicole (in particolare: l’arvicola di Savi molto diffusa nelle aree mediterranee della nostra penisola). Tra gli insettivori meritano una menzione i toporagni dai denti bianchi (crocidura dal ventre bianco, crocidura minore, mustiolo, il più piccolo mammifero europeo, particolarmente diffusi nel versante meridionale del comprensorio e i toporagni dai denti rossi (il toporagno comune è l’unica specie sinora accertata e distribuita per lo più in località del versante lucchese del comprensorio).

Tra i rettili maggiormente presenti vi sono la luscengola (Chalcides chalcides), l’orbettino (Anguis fragilis) e la natrice (Natrix natrix).

Luscengola

Anche se non mancano specie interessanti e poco comuni, come il colubro di Riccioli (Coronella girondica), serpente ritenuto generalmente raro e che sul Monte è invece piuttosto comune.

Coronella

Un discorso a parte merita la vipera (Vipera aspis), che potrebbe essere presente ma della quale non si hanno dati aggiornati. La vipera, un tempo comune in molte aree, è divenuta rara, a causa dell’antropizzazione e la conseguente alterazione del suo habitat.

Vipera

Interessante risulta anche la fauna degli invertebrati; è il caso di alcuni imenotteri che fanno intravedere come qui l’entomofauna abbia avuto una storia diversa da quella del territorio circostante. Per esempio due Chrysidi (Chrysis provenceana e Chrysis hydropica), di origine iberica, il cui areale ad oriente si ferma alla provenza, sono presenti in Italia in una sola colonia isolata sul Monte Pisano. Gli studi effettuati supportano l’ipotesi che almeno una parte dell’entomofauna del Monte Pisano, rappresenti l’estrema propaggine settentrionale della frammentazione della microzolla Sardo-Corsa che ha portato nell’arcipelago Toscano e nella Toscana marittima molti elementi di origine iberica.

Nelle zone dei monti la presenza più o meno costante di acqua favorisce lo sviluppo di numerosi organismi, fra cui alcuni insetti che trovano nelle acque stagnanti il loro habitat naturale.
Uno dei più caratteristici è un coleottero di colore nero brillante (Gyrinus natator), cacciatore dotato di notevole mobilità sull’acqua.
gyrinus

Altro abitante di questo ambiente è un coleottero idrofilo (Hydrous piceus) che vive sott’acqua mantenendo una bolla d’aria sotto le elitre. Anche la notonetta (Notonecta glauca) è un insetto subacqueo. Questo emittero, è un abile predatore, che utilizzando le zampe come remi, riesce ad inseguire e catturare anche avannotti di pesci e girini.
Sulla superficie dell’acqua sembrano pattinare, sfruttando la tensione superficiale del liquido, le gerridi o ragni d’acqua (Gerris sp.).
ragno d’acqua

Lungo le sponde è possibile incontrare un vistoso insetto dai riflessi metallici azzurro-verdognoli detto sputasangue (Timarcha tenebricosa), che se disturbato emette una linfa rossa con funzione difensiva nei confronti degli aggressori.

Tra gli anfibi sono da segnalare: la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), la rana agile (Rana dalmatina) e il rospo comune (Bufo bufo).

La salamandra, può vivere fino a vent’anni, presenta diversità nel disegno e nel colore del corpo, con piccole macchie o strisce di colore variabile dal giallo al rosso.
Rana dalmatina

La rana agile, così chiamata per la sveltezza e capacità di salto, è simile alla rana temporaria, da cui si discosta per avere un tubercolo più grande sul metatarso e un timpano più ampio.
Il rospo comune può deporre fino a oltre 7.000 uova in cordoni lunghi fino a 5 metri e nella primavera, periodo delle sue brevi migrazioni, possiamo osservarne numerosi esemplari mentre attraversano sentieri e strade